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Via Tiburtina

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Quello della via Tiburtina è sicuramente un percorso molto vario e complesso.
Immettendosi nella via Tiburtina, si è subito avvolti da un’atmosfera che rievoca il passato, grazie all’iniziale susseguirsi di porte, che anticipano lo scenario di questa via: Porta Pretoriana, all’epoca porta dei famosi Castra Praetoria e oggi attualmente murata, Porta Clausa, facente parte delle Mura Aureliane e anch’essa murata, e infine Porta Tiburtina, detta anche Porta San Lorenzo. Costeggiando poi il cimitero monumentale Verano, passeggiando tra sepolcri e catacombe, il percorso conduce ai resti di un tratto di via Tiburtina Antica, scoperto da pochi anni. I resti di due ville di epoca tardo repubblicana conducono poi all’antico Ponte Mammolo, danneggiato dagli eventi bellici e gradualmente mutato nel tempo.

La via Tiburtina Valeria, che prende il nome dal console romano Marco Valerio Massimo Potito che attorno al 286 a.C. ne dispose la pavimentazione in pietra, era una delle vie consolari romane che congiungeva l’antica cittadina di Tibur, attualmente Tivoli, a Roma.
La strada nacque inizialmente come via di transumanza che consentiva la penetrazione nel territorio degli Equi e i commerci tra la pianura del Tevere e l’Appennino centrale. Il tratto che, dopo aver attraversato la Marsica, giungeva fino a Corfinio, assunse il nome di via Valeria. Dopo i lavori di restauro e completamento nel tratto tra Corfinio e Pescara a cura dell’imperatore Claudio, quest’ultima parte del percorso prese il nome di via Claudia Valeria.

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